martedì 15 dicembre 2009

il finto -generoso

Una cosa che non ho mai potuto tollerare negli uomini è l'essere spilorci. L'ho sempre associata all'aridità nelle manifestazioni affettuose. Quindi alla larga gli avari! Peccato però che molti all'inizio si mascherano da generosoni e poi, nel tempo, si rivelano dei tirchi disgustosi.Questa categoria è davvero difficile da individuare di primo acchitto.Nel mio caso era davvero impossibile.Questo mio tale ex all'inizio fece per me cose da paura: fasci di rose a tutte le ore, bottiglie del migliore champagne francese, cene nei più eleganti ristoranti della città, regali costosi e particolari.Io ero lusingata e affascinata, tuttavia qualcosa mi lasciava perplessa e mi impediva di lasciarmi andare del tutto. Più lui percepiva questa mia sottile diffidenza più aumentava il calibro dei regali.Comunque lo lasciai, un po' perchè i fasci di rose non mi hanno mai detto niente, un po' perchè stavo ingrassando troppo a furia di cene e cenette, ma soprattutto perchè il tipo non me la contava giusta.Però lui si disperò e fece fuoco e fiamme per riavermi. Stupita, mi lasciai intenerire e dopo qualche tempo decisi di tornarci insieme. Grave errore. Ogni lasciata è persa; così dovrebbe essere anche con i fidanzati. Zac! Persi per sempre. E invece no, come una citrulla, ci ricaddi.Mentre mi organizzavo su come fargli capire che non era necessario alimentarmi con i fiori e che ogni tanto una pizzetta in piedi andava benissimo, colpo di scena.Il bestione aveva fatto il pazzo per riavermi, ma evidentemente il suo ego malato era rimasto ammaccato. In cuor suo, credo, decise che non meritavo più le sue manifestazioni e la pioggia di generosità cessò di colpo. Da un giorno all'altro mi ritrovai accanto un tirchio da manuale,oltre che un viscido demolitore di tutto ciò che mi riguardasse (il mio abbigliamento, il mio fisico, le mie opinioni, ecc.)Mi ritrovai diverse volte a pagare i conti al supermercato, a pagare i biglietti del cinema e ricaricare il suo cellulare. Al mio compleanno si presentò a mani vuote e a Natale con un pigiamino di pessima qualità.Al ristorante continuavamo ad andarci perchè era lui ad insistere. Io infatti non mangiavo quasi niente mentre lui ingoiava l'impossibile, non a caso pesava più di un quintale. Lì continuava a pagare lui, ci mancava altro, eppure trovò il modo di farmi pesare la cosa. Un tempo espletava le operazioni di pagamento da gran signore: faceva un cenno del capo al cameriere, guardava l'importo distrattamente senza tradire alcuna emozione, tirava fuori le banconote o la carta di credito dal portafogli e li infilava discretamente nel portaconto, nascondendo scontrino e soldi alla mia vista.Nell'atto secondo, invece, inscenava questa volgarissima sequenza: chiedeva il conto ad alta voce, lo guardava, spalancava gli occhi, cominciava a controllare che fosse tutto in regola, poi sbruffava un pochino, estraeva faticosamente i soldi dal portafogli e lasciava il tutto in bella vista, rigirando il conto in modo che io potessi leggerne l'importo.Finalmente stufa di questa commedia, decisi di porre fine anche all'atto secondo. Ma volli farlo a modo mio. Gli chiesi di portarmi in uno dei più costosi ed eleganti ristoranti della città. Mi ci presentai con jeans stinti e scarpe da ginnastica sporche.Lui iniziò a criticare il mio aspetto e non si accorse che avevo ordinato un filetto di angus al pepe rosa della Martinica in salsa di cocco della Cambogia che gli sarebbe costata quanto una cravatta di Marinella. Mentre lui era passato a parlare di una mia cara amica, distruggendola moralmente, io chiedevo al cameriere anche una tagliata di vitellina in besciamella agli aromi medievali che valeva quanto un paio di scarpe Ferragamo da abbinare alla cravatta. Aggiunsi tre porzioni miste di verdure flambè che equivalevano a calzini, sciarpa e cintura Valentino.Man mano che vedeva arrivare i piatti ordinati, il bestione si imbufaliva."Ah, vedo che abbiamo fame stasera!"Verso la fine, andando in bagno chiesi al cameriere il conto e una bottiglia di vino del'74 (anno della mia nascita) di cui non ricordo il nome - sono astemia e del tutto disinteressata ai vini - e neanche il prezzo. Solo che con quei soldi, il tirchio avrebbe potuto comprare un vestito Armani cui abbinare tutti gli accessori sopra indicati.Quando il cameriere si avvicinò con bottiglia e conto che la comprendeva, mi strinsi nelle spalle come una bimba, con le mie scarpe sudicie allineate, pronta a godermi la scena. Il poveraccio ne ebbe ben ragione questa volta di spalancare gli occhi."Ma ti rendi conto e che...""Conto?" lo aiutai a finire."Perchè hai preso questo vino se non lo bevi neanche, e tutta questa roba? Non hai mangiato niente!""L'ho fatto per te. Perchè io ora mi alzo e me ne vado e tu resti da solo a finire. "E così me ne andai a piedi. Ecco perchè avevo messo le scarpe da ginnastica e avevo scelto quel ristorante non troppo lontano da casa mia.

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