martedì 30 marzo 2010

In-Compatibility

Pochi lo sanno, ma esiste un modo molto semplice, efficace ed economico per conoscere il destino di durata di una coppia.
Se tutti lo usassero per tempo, il numero di matrimoni falliti diminuirebbe sensibilmente. Il kit anti-strazio è contenuto in una scatola di cartone e costa circa trenta euro. Il suo nome è “Compatibility”. In teoria è un gioco di società, in pratica è un salvavita.
Peccato però che pochi lo prendano sul serio. Si può trovare nei negozi di giocattoli ma sarebbe più opportuno se si vendesse in farmacia, accanto ai test di gravidanza. E allora sì che la gente inizierebbe a riflettere bene sul risultato.

Non starò a spiegarvi le regole, ma vi accenno il principio attivo: in pratica si tratta di associare delle carte con delle immagini ad un concetto estratto a sorte. Ognuno gioca per sè ma bisogna essere in coppia. Esempio: viene estratta la parola “desiderio”. Ogni giocatore sceglierà dal proprio mazzo tre immagini che secondo lui sono associate alla parola "desiderio" (es.: spiaggia tropicale, villa, denaro). Vince la coppia che associa le stesse carte alla parola estratta. Perciò si chiama Compatibility, perchè misura la compatibilità di coppia.

Detto così sembra un innocuo passatempo per serate invernali. In realtà è una bomba capace di far saltare ciotoline di arachidi e nervi, salotti e parolacce.

Una domenica sera come tante a casa di amici, tre coppie di fidanzati, patatine, birra, cioccolatini.
“Ragazzi stasera facciamo una cosa diversa, giochiamo a Compatibility, me l’hanno regalato per il compleanno, pare sia divertente.”
“Ma sì dai!”
E allora si tira fuori la scatola nera. Sì, la parente di quella dei disastri aerei.
“Ok, ad ognuno il proprio mazzo con le immagini. Adesso estraggo la parola. Signori è uscita la parola…PAURA. Cinque minuti da adesso per scegliere tre immagini secondo voi associate alla parola “paura”.
Dopo cinque minuti…
“Una coppia alla volta scopra le carte, iniziamo da Angela e Ivo.”
La terna di Angela associata alla paura è: mare, bambino, anziano.
“Ma tesoro, che carte hai scelto scusa? Il mare!?! Hai paura del mare?!”
“Sì, tesoro. Non so nuotare.”
“Ancora non hai imparato? E il corso di nuoto?”
“Non ci sono andata amore, volevo dirtelo, ma non me la sono sentita.”
“Santo cielo! Sai quanto mi è costato quel corso?”
“Non ti preoccupare, ho convertito l’abbonamento in massaggi anticellulite.”
“Hai fatto male perché se un giorno dovessi cadere in acqua, quei cuscinetti ti tornerebbero utili!”
“Quanto sei stronzo!”
“Hei Hei! Magari ne parlate dopo. Andiamo avanti.”
“E il bambino? Che vuol dire?”
“Che ho paura di restare incinta.”
“Ma se prendiamo precauzioni? E poi io penso che al mondo ci siano cose ben più gravi…”
“Ivo, scusa, potreste parlarne dopo?”
“Ok, ma voglio sapere perché hai messo l’anziano. Hai paura di invecchiare?”
“No, ho paura di tua nonna.”
“Mia nonna! E che ti ha fatto!?”
“Ogni volta che salgo a casa vostra mi dice – io ti faccio fuori – ”
“Ti ho detto mille volte che nonna è malata.”
“No, è pazza. E pericolosa.”
“RAGAZZI, RAGAZZI! Su è un gioco! Forza Ivo, scopri le tue carte.”
Terna di Ivo sulla paura: orologio, autostrada, bancomat.
“Adesso questa ce la spieghi.”
“Certo: orologio per la paura di arrivare in ritardo ad un appuntamento, autostrada per la paura di restare senza benzina, e bancomat per la paura che mi venga clonato.”
“E tu hai il coraggio di dire a me che al mondo ci sono cose ben più gravi?”
“Concepire un bambino non dovrebbe far paura a nessuno.”
“A me tanto meno considerando le tue ultime prestazioni.”
“Ma stai zitta tu che entri nella vasca da bagno con i braccioli”
“Ivo smettila o stasera ti facc..”
“RAGAZZI BASTA! È solo un gioco. Angela e Ivo: zero punti. Su proseguiamo”

Il gioco continua e si estrae un’altra carta: SEDUZIONE.
“Mmmmh. Questo giro ci divertiamo.”
“Tocca prima ad Ernesto e Lucia. Forza Ernesto scopri le tue carte”
Auto sportiva, bancomat, collana di perle.
“Che significa scusa?”
“E’ovvio: tutte cose che fanno colpo sulle donne, no? Auto, soldi gioielli…”
“Non mi sembra che io abbia badato a queste cose quando ci siamo conosciuti.”
“Vabbè ma tu che c’entri con la seduzione?”
“Cioè!?”
“Forza, forza! Lucia scopri le tue carte.”
Croce, prete, chiesa.
“E no Lucia! Anche mentre giochiamo mi tiri fuori il solito sacrario!”
“Ernesto caro, io per sedurre mi affido al Cielo, prego e supplico i Santi di darmi questo dono.”
“Ah, ecco. Perciò ti fai il segno della croce prima di venire a letto. Veramente molto seducente.”
“Che vuoi dire? Faccio il mio dovere di donna con abnegazione e spirito di carità, contravvenendo per amore anche ai sacri dettami della Chiesa Cattolica Romana.”
“Amen”
“Non bestemmiare!”
“A te la scuola dalle suore ti ha proprio fatto male.”
“Che ne sai tu di scuola che non ci sei praticamente mai andato.”
“Meno male. Almeno mi sono divertito da giovane.”
“Mentire ai genitori, ripetere ogni classe minimo due volte, tu lo chiami divertirsi? Io lo chiamo peccare.”
“Tu chiami peccare pure passarsi il roll-on sotto le ascelle”.
“E allora tu non pecchi da tanto.”
“HEI HEI! Basta! Zero punti anche per Ernesto e Lucia.”
Il gioco al massacro procede.

Terzo giro, terza carta: FUTURO.
“Dora e Luca, tocca a voi. Prima Dora.”
Dora scopre le sue carte con un sorrisetto un po’teso.
Abito da sposa, casa, bambino.
Messaggio piuttosto chiaro. Gli occhi di tutti si piantano su Luca che deglutisce e si allarga il collo della camicia.
“Oh ragazzi, avete visto l’altro giorno il Grande Fratello? Ma roba da matt..”
“Luca scopri le tue carte.”
“Certo, certo. Ah! Sapete che mio padre si è fatto il palmare nuovo? Un gioiellino, un vero portent..”
“LUCA SCOPRI LE TUE CARTE!”
“O-ok.”
Pallone da calcio, tavola da surf, motocicletta.
“E per te questo vorrebbe dire futuro?”
“Te-tesoro, c’è un equivoco, i-io avevo ca-capito sp-sp-sport!”
“NON PRENDERMI IN GIRO! Ha ragione mia madre. Non mi sposerai mai. MAI!”
“Dora, su, è un gioco, non è il caso di farne una trag..”
“FATEVI I FATTI VOSTRI! Quale gioco e gioco! Questa è la mia vita. LA MIA VITA!!! Brutto stronzo. Pallone, surf e moto…TE LI FACCIO VEDERE IO! BASTARDO!”
La manche finisce con Angela e Lucia che sostengono Dora in lacrime fino al bagno.

“Sì, vabbè Luca, però pure te! Posso capire che nel tuo futuro immagini una moto e una tavola da surf nuove… ma il pallone te lo potevi risparmiare. Ce lo potevi ficcare un bambino!"
“Mannaggia, c’ho pure pensato! Però poi mi sono venuti in mente i Mondiali di quest’anno…”
“Embè, in effetti.”
“Ma sì dai, se l’Italia vince le chiedo di sposarci.”
“Oh. Bravo. Io ad Angela lo chiedo appena muore mia nonna. Sapete com’è…mi lascia la casa…”
“Ecco perchè tua nonna vuole farla fuori.”
“Io mi sa che finché non passo il corso di cresima non se ne parla. M’hanno bocciato per la terza volta. E comunque ragazzi, che ne dite se cambiamo gioco?”
“Io direi di sì. Ora che tornano le ragazze proponiamo uno scopon…”
“SSSSSttttt!!! Idiota, vuoi far prendere un colpo a Lucia!!”
“Ops, scusa.”

Intanto in bagno:
“Adesso torni di là e sorridi. Fai finta di nulla e non ne parlate più. Fai buon viso a cattivo gioco e vedrai che alla fine cede. Gli uomini non vogliono essere pressati.”
“Ha ragione Angela. Abbi fede, prega, prega, prega tanto e alla fine vedrai che ti porterà al sacro altare”
“Ma sì. Sapete che vi dico? Scommetto che nel giro di un paio d’anni saremo tutte con la fede al dito.”
“Sì!” “Sì!” “Sì!”
“E sapete cos’altro vi dico? Questo Compatibility fa schifo. Adesso andiamo di là e proponiamo uno scopon..OPS! Scusa Lucia!”

La serata procede con un rassicurante “nomi, cose, città”.
E il risultato di Compatibility (zero per tutti) viene cestinato insieme alle carte rosse e blu dei Lindor.
Per ora…

martedì 9 marzo 2010

Il Persico

Dopo una lunga pausa, rieccomi con un nuovo ex-emplare pescato dal personale acquario di una mia amica. Dico “acquario” non a caso visto che l’ho classificato come il “pesce Persico”.
E mi spiego subito.
La mia amica, che chiamerò Stefi, all’epoca dei fatti aveva superato i trenta da un po’. Ed era single, ma aveva sempre ben sopperito con lo studio, la cultura, il lavoro ed una bella carriera in banca. Aveva avuto qualche storia ma senza troppa fortuna. Il suo tempo libero lo trascorreva tra libri, amici, mostre ed eventi culturali. E pareva contenta così. Finché non fu trasferita a Roma.
Prese casa con una collega, girò tutti i musei e le gallerie della città e si iscrisse in palestra. Ma dopo un po’ cominciò a patire una solitudine tremenda. Senza amici e lontana dalla famiglia, Stefi avvertì tutto il peso dell’essere single. E aprì la stagione della caccia. Anzi, della pesca, perché collezionò una serie di cefali, scorfani, anguille e molluschi.
Scarta di qua, prendi di là, molla giù e tira su… dopo circa un anno di affannosa ricerca l’unica bestia che riuscì a trattenere accanto a sé fu Aristide, guardia giurata, incontrato al supermercato, quello aperto anche di notte.
“Caspita, allora è vero che nelle grandi città, il supermercato è il luogo migliore per rimorchiare?”
“Verissimo. Dalle otto in poi c’è un viavai pazzesco di single che girano per ore e ore con i carrelli vuoti. Ogni tanto ci infilano qualcosa di figo, così giusto per far vedere.”
“E questo che c’aveva nel suo?”
“Un pacco di carta igienica”.
“Ah, molto figo.”

Ma ogni volta che per telefono le chiedevo di questo nuovo amore, Stefi era sempre più evasiva. Finché un giorno le dissi: “Stefi, ho come l’impressione che qualcosa non vada con questo Aristide, o mi sbaglio?”
“Beh…no. Non ti sbagli. È che lui, sai, è…”
“Cos’è?”
“Beh, non è proprio la persona che puoi immaginare.”
“E che sarà mai? Un gangster, un grandefratellino, un Papaboy?”
“Peggio.”
“Niente di meno!”
“Ha la quinta elementare, ha sei anni meno di me, non sa l’italiano, parla solo romanesco, ha otto tatuaggi di cui uno di Pamela Anderson, ha tre piercing di cui uno sull’unghia, non ha un soldo, vive ancora con i suoi e non ha la macchina. E porta il maglione dentro i pantaloni.”
“Ah. Niente più?”
“Sì: quando fa freddo porta i pantaloni nei calzini.”
“Ahia. Scusa Stefi, ma se non ti garba, perché ci stai insieme?”
“Perché è l’unico che sono riuscita a trovare. E perché a stare da sola non ne potevo più. Che devo fare? Mi sono avviata tardi e adesso prendo quel che resta.”
“Mia madre diceva qualcosa di simile quando si ritirava dal mercato con quella schifezza di pesce Persico.”
“Eh. Più o meno.”
Andiamo bene.


Dopo due mesi Stefi non ne poté più degli strafalcioni di Aristide e lo mollò.
Lui ci rimase malissimo. Anche perché Stefi era diventata la sua autista, pagava sempre al cinema e al ristorante e gli faceva un sacco di bei regali. Aristide la supplicò di tornare insieme, promettendo che sarebbe diventato una persona migliore. Stefi se lo riprese a patto di un diabolico compromesso: il Persico si sarebbe acculturato.
“Santo cielo, Stefi! Ha detto di voler diventare una persona nuova, non un’altra persona!”
“Sono stufa di un rapporto clandestino e non posso presentarmi in giro con uno così. A me basta che impari un po’di grammatica, un minimo di storia, e giusto un pizzico di arte e geografia. E Basta.”
“Basta!?!”
“Senti io non ci vado alle cene di lavoro con uno che pensa che Van Gogh sia un giocatore dell’Ajax.”
“Immagino, ma come deve fare il poverino?”
“Scuola serale, bignamini e Chi vuol esser milionario a tutto spiano.”
“Mah. Vabbè. Buon lavoro, Maria Montessori.”


Dopo qualche mese di questa serrata terapia, Stefi intravide qualche miglioramento e decise di portare Aristide ad una cena informale tra colleghi.
Le cose non andarono proprio benissimo. A partire dalle presentazioni.

“Ciao, piacere, Franco”
“Piacere, Aristide.”
“Come, scusa?”
“Aristide. Come il grande filosofo greco.”

“Piacere Aristide”
“Piacere, Sveva”
“Ah! Bella la Svevia! Ma com’è che ti chiami?”

“Ah! Ecco l’adone che ha fatto perdere la testa alla nostra Stefi!”
“La che? Scusa ma io non parlo inglese.”

Il fondotinta di Stefi cominciò a colare.
“UA AHAHAHA! Ve l’avevo detto che è un simpaticone!”
Il Persico la guardò interrogativo ma Stefi lo freddò con un triplo sguardo perforatore rotante.
E la serata proseguì. Man mano che il tempo passava, il Persico si lasciava andare sempre di più.

“Aristide vuoi assaggiare il mio patè di fagioli neri?”
“No grazie Franco, che i fagioli me fanno concertino.”
“Cosa?”
“Concertino… come te devo di’, er mitra ar cul…”
“TESORO! Tu cosa hai preso?”
“Na cotoletta alla milanesa”
“MilanesE”
“E io che ho detto? Come la fanno qui la milanesa, ah Franco?”
“Non saprei Aristide, io sono vegetariano.”
“Ah, perfetto, proprio quello che me serve. Il mio gatto so’ tre giorni che vomita. Che devo fa’?

“UHUHUH! Tesoro sei troppo forte!”
“Ma che forte, ah Stefi, er gatto sta a morì!”
Stefi lo scalciò sotto il tavolo e gli sibilò tra i denti “prl tln mbcll”.
“Che?”
“Niente tesoro”
“Boh!”
Approfittando di un attimo di distrazione generale, Stefi gli chiarì il concetto: “PARLA ITALIANO IMBECILLE!”

Tra un brindisi e l’altro, quella disgraziata serata pareva non finire mai. E l’alcool non aiutava gli sforzi di Stefi.

“Che lavoro hai detto che fai? Lo so, te l’ho già chiesto ma l’ho dimenticato. Scusami ma sono tornato ieri da New York e soffro tantissimo il jet lag…”
“Ammappa! E quanto ce mette sto jet fino a Gnuork?”

Stefi si arrese. E la smise di fare risate riparatrici. Dopo molti bicchieri, Aristide era ormai fuori controllo.
“Cameriere! Cameriere che me porta n’posacenere?”
“Qui non è consentito fumare, signore.”
“Nun voglio fumà, vogliò sputà sta cicca che m’ero appiccicato sotto er palato. Me so magnato pure la milanesa co sto gommone mbocca!”
Stefi doveva aver attuato un esercizio di metempsicosi perché non batté ciglio.

Una ragazza cercò di distogliere la tensione generale come poté.
“Cielo gente…l’altra sera sono stata ad una serata di gala al Grand Hotel dei Principi. Una roba da far girare la testa. Tutti banchieri e finanzieri”.
“Mbè? Io c’ho ‘na fidanzata banchiera e ‘n cugino finanziere. E pure uno carabiniere. Ma mica me la meno così.”
Il gelo cadde sulla tavolata finché Stefi precisò: “tu non hai nessuna fidanzata banchiera. Non hai nessuna fidanzata e basta.”
Il signor Persichetti scrollò le spalle e concluse:
“Sticazzi.”

Costretta a riaccompagnarlo a casa, Stefi glie ne urlò di tutti i colori.
“Ma che idiota che sono! Come ho potuto pensare di portarti tra i miei amici. Che figura che mi hai fatto fare, ti rendi conto?”
“Aò, datte na calmata. Ma chi te credi de esse? Er premio nobbella?”
“Ma tu vedi sto burino.”
“Io sarò burino, ma te sei na vecchia fracica che nessuno te se fila più.”
Stefi frenò da criminale:
“Scendi dalla mia macchina lurido pezzente, ignorante, bestia, zotico di merda!”
“Scendo scendo, e nu’ strillà troppo che te casca ‘a dentiera.”

Morale della faccenda: un pesce Persico non lo puoi far passare per sarago imperiale.
E se hai superato i trenta, sei donna e sei ancora single… mantieni la calma e stai lontana dai supermercati.